OMELIE

  

    

   

 

           

Olio di letizia
Benedetto XVI, 1 aprile 2010, Santa Messa del Crisma

 

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 [...] I Padri della Chiesa erano affascinati da una parola dal Salmo 45 (44) � secondo la tradizione il Salmo nuziale di Salomone �, che veniva riletto dai cristiani come Salmo per le nozze del nuovo Salomone, Ges� Cristo, con la sua Chiesa. L� si dice al Re, Cristo: "Ami la giustizia e la malvagit� detesti: Dio, il tuo Dio, ti ha consacrato con olio di letizia, a preferenza dei tuoi compagni" (v. 8). Che cosa � questo olio di letizia con cui � stato unto il vero Re, Cristo? I Padri non avevano alcun dubbio al riguardo: l�olio di letizia � lo stesso Spirito Santo, che � stato effuso su Ges� Cristo. Lo Spirito Santo � la letizia che viene da Dio. Da Ges� questa letizia si riversa su di noi nel suo Vangelo, nella buona novella che Dio ci conosce, che Egli � buono e che la sua bont� � un potere sopra tutti i poteri; che noi siamo voluti ed amati da Lui. La gioia � frutto dell�amore. L�olio di letizia, che � stato effuso su Cristo e da Lui viene a noi, � lo Spirito Santo, il dono dell�Amore che ci rende lieti dell�esistenza. Poich� conosciamo Cristo e in Cristo Dio, sappiamo che � cosa buona essere uomo. � cosa buona vivere, perch� siamo amati. Perch� la verit� stessa � buona.

Nella Chiesa antica l�olio consacrato � stato considerato, in modo particolare, come segno della presenza dello Spirito Santo, che a partire da Cristo si comunica a noi. Egli � l�olio di letizia. Questa letizia � una cosa diversa dal divertimento o dall�allegria esteriore che la societ� moderna si auspica. Il divertimento, nel suo posto giusto, � certamente cosa buona e piacevole. � bene poter ridere. Ma il divertimento non � tutto. � solo una piccola parte della nostra vita, e dove esso vuol essere il tutto diventa una maschera dietro la quale si nasconde la disperazione o almeno il dubbio se la vita sia veramente buona, o se non sarebbe forse meglio non esistere invece di esistere.

La gioia, che da Cristo ci viene incontro, � diversa. Essa ci d� allegria, s�, ma certamente pu� andar insieme anche con la sofferenza. Ci d� la capacit� di soffrire e, nella sofferenza, di restare tuttavia intimamente lieti. Ci d� la capacit� di condividere la sofferenza altrui e cos� di rendere percepibile, nella disponibilit� reciproca, la luce e la bont� di Dio.

Mi fa sempre riflettere il racconto degli Atti degli Apostoli secondo cui gli Apostoli, dopo che il Sinedrio li aveva fatti flagellare, erano "lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Ges�" (At 5,41). Chi ama � pronto a soffrire per l�amato e a motivo del suo amore, e proprio cos� sperimenta una gioia pi� profonda. La gioia dei martiri era pi� forte dei tormenti loro inflitti. Questa gioia, alla fine, ha vinto ed ha aperto a Cristo le porte della storia. Quali sacerdoti, noi siamo � come dice san Paolo �
"collaboratori della vostra gioia" (2 Cor 1,24). Nel frutto dell�ulivo, nell�olio consacrato, ci tocca la bont� del Creatore, l�amore del Redentore. Preghiamo che la sua letizia ci pervada sempre pi� in profondit� e preghiamo di essere capaci di portarla nuovamente in un mondo che ha cos� urgentemente
bisogno della gioia che scaturisce dalla verit�. Amen.